L'attività di BAMCO

 

Il 22 Settembre 2003 il Direttore Generale Sanità della Regione Lombardia ha espresso parere favorevole alla istituzione presso l’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova di una banca autologa per la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale, tramite l’attivazione di apposita convenzione con l’Associazione BAMCO Onlus, a condizione che le attività derivate non comportassero alcun onere aggiuntivo per il Sistema Sanitario Regionale.
Sulla base del parere regionale, con la copertura di tutti i costi da parte di Bamco quello stesso anno, a dicembre, è stato possibile siglare la Convenzione sottoscritta da entrambe le parti ove è convenuto il costo da rifondere al’Az Ospedaliera per ogni singolo cordone bancato e conservato per 20 anni presso la struttura pubblica.
Le risorse economiche per il mantenimento della banca sarebbero state fornite a Bamco da donazioni, lasciti, liberi contributi.
Dalla primavera del 2006 è aumentato l’interesse dei mass-media sulle cellule staminali cordonali e quasi non trascorse una settimana che una rete televisiva, uno dei quotidiani nazionali od una rivista settimanale o mensile ad ampia tiratura non entrò nell’argomento con servizi, reportages, approfondimenti o interviste ad opinion leaders nazionali ed internazionali. Sembrava di assistere ad una nuova gara tra le mamme più famose del mondo per raccogliere e conservare per sé e per il proprio neonato le cellule del sangue cordonale.
In questo periodo l’informazione nazionale scopriva l’esistenza di BAMCO e
Report di RAI 3 manda in onda un servizio domenicale girato all’Ospedale Carlo Poma intervistando i protagonisti di BAMCO, sia volontari che tecnici e operatori sanitari (visibile sul sito www.bamco.it).


Così aumentarono le richieste dei singoli cittadini, molte mamme scelsero di partorire a Mantova, Pieve di Coriano e Asola e BAMCO dovette affrontare il raddoppio della spesa per la copertura finanziaria per la raccolta e la crioconservazione rispetto all’anno precedente.

Il servizi ospedalieri infatti passarono dalle 50 raccolte/mese del primo trimestre dell’anno a 100 nel dicembre 2006, con un livello di idoneità alla conservazione che si mantenne sul 60%.
Al successo però non si accompagnarono altrettante risorse, basate ancora tutte sul contributo volontario, che rimane del tutto insufficiente.


Al termine del secondo anno di attività, il costo vivo della singola raccolta è stato di circa € 350.
Ma se facciamo un semplice confronto con i € 1.500-2.000 chiesti dalle banche cordonali private all’estero appare evidente il valore intrinseco della BAMCO, l’importanza della sinergia tra l’ONLUS e l’istituzione sanitaria pubblica e la sostenibilità del contributo alla stessa stregua di un qualsiasi ticket sanitario!
Il convincimento della bontà e necessità del progetto si fortifica e BAMCO decise così che per rispondere alla crescente richiesta delle prossime future mamme bisognava aumentare attrezzature e personale.

Ma con quali risorse?
Il contributo dell’Ospedale fu fondamentale, ma BAMCO dovette sostenerne i costi diretti e pochissime famiglie contribuirono volontariamente alle spese.


A fronte di un grande favore di opinione pubblica, si corse seriamente il rischio di veder naufragare per l’inerzia di alcuni, questa sinergia pubblico-privato autofinanziata e ci fu il sospetto di favorire il privato e la sua selezione per censo, togliendo alle mamme meno abbienti questa opportunità, unica nella vita di ciascun essere umano.
Una tariffa che coprisse i costi avrebbe permesso di estendere l’esperienza mantovana ad altri capoluoghi di provincia e ad altri Centri trasfusionali d’Italia, consapevoli che la crioconservazione autologa sarebbe stata integra e non si sarebbe contrapposta alla raccolta allogenica bensì avrebbe costituito una via parallela che non sottrae risorse ai Centri Trapianto.


Gli sforzi di BAMCO, a quel punto si concentrarono nella lotta per portare avanti il progetto con istanze a livello nazionale presso gli istituti parlamentari.


Mercoledì 8 novembre 2006 le agenzie di stampa battono un comunicato dal titolo dirompente: “STAMINALI: Progetto Di Legge, CORDONE IN BANCHE PRIVATE E PER USO PERSONALE”.

In cinque articoli le On. Donatella Poretti (Rnp), Daniela Santanchè (An), Chiara Moroni (Fi), Cinzia Dato (Ulivo-DI), Dorina Bianchi (DI) e Daniela Dioguardi (Prc) proposero di dare alle donne la possibilità di poter conservare per sé, per i propri congiunti o per chi ne abbia necessità, il sangue del proprio cordone ombelicale, scegliendo se donarlo alla collettività o conservarlo per l’uso personale presso banche private accreditate. 
Tali banche sarebbero state accreditate dalle Regioni, convenzionate con un Centro Immunotrasfusionale, svolgere attività di informazione e contribuire alla ricerca sulle staminali emopoietiche. Il tutto, senza oneri per il SSN.
Tutto fece pensare che si sarebbe potuto arrivare ad una legge chiara e precisa, come è avvenuto in altri paesi Europei. 
Il 4 maggio 2007 un’ordinanza del Ministro della Salute ribadisce la gratuità della conservazione del sangue cordonale per uso allogenico o dedicato e riconosce il principio della libera determinazione, al punto da permettere la conservazione delle staminali cordonali a proprie spese in banche operanti all’estero. 
Nelle more di una legislazione specifica, autorizza la conservazione per uso autologo in presenza di una contestuale disponibilità alla donazione allogenica su base solidaristica.


Poiché BAMCO e Azienda Ospedaliera Carlo Poma hanno sempre condiviso la preoccupazione che l’iniziativa mantovana non sottraesse disponibilità anche all’eventuale donazione allogenica, per non contrapporre conservazione autologa e donazione abbiamo creato un nuovo modello operativo.
B.A.M.C.O. rinnovò lo statuto (30 maggio 2007) e cambiò nome mantenendo il suo acronimo, che ora vale per Banca Autologa/Allogenica Mantovana del Cordone Ombelicale.
Alle mamme mantovane venne così proposta una conservazione autologa a proprie spese secondo un’elaborazione di costi reali e trasparenti. Se il quantitativo del sangue cordonale sarebbe stato sufficiente, si propose la disponibilità alla tipizzazione HLA, per un eventuale uso allogenico. 
In caso di richiesta del sangue per la cura di un paziente leucemico, sarebbe stata lasciata alla mamma la decisione di volere o meno donare le cellule staminali del proprio cordone. 
La procedura scelta proponeva di dimostrare che anche in Italia era possibile conservare il cordone ombelicale nella disponibilità della mamma e del suo bambino, senza penalizzare la donazione altruistica, ma anzi contribuendo a finanziarla con risorse private.
Il progetto non prevedeva modifiche specifiche della convenzione in atto con l’Azienda Carlo Poma ma un ulteriore autorizzazione di questa esperienza di Banca Autologa/Allogenica alla Regione e pertanto l’11 settembre 2007 il Direttore Generale della Sanità Lombarda, Dr. Carlo Lucchina, risponde al quesito del DG dell’Ospedale C. Poma di Mantova confermando la piena disponibilità della Regione Lomabardia ad assumere qualunque decisione dell’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova, relativa alla collaborazione con BAMCO, purché priva di “oneri a carico del SSR”.
La battaglia per la sopravvivenza, quindi, continua!

Per l’eccellenza di questa battaglia, modello per tutta ltalia, il 23 giugno 2007 i Rotary Club dei Gruppi Gonzaga e Virgilio conferiscono a BAMCO, attraverso la sua Presidente, Dott.ssa Giovanna Gamba, la massima onorificenza Rotariana, il “PHF”.